Attraverso uno sforzo di semplificazione, utile per individuare linee di tendenza su scala globale, è possibile individuare nel mondo tre grandi tradizioni alimentari, ciascuna caratterizzata da suoi tratti peculiari: il modello mediterraneo, il modello nord americano e il modello asiatico (che al suo interno comprende alcune importanti tradizioni e culture, da quella giapponese, a quella vietnamita, a quella cinese).
La dieta nordamericana, vale a dire il modello alimentare diffuso negli Stati Uniti e in Canada, è oggi al centro dell’attenzione del mondo scientifico, preoccupato dal grave fenomeno della crescita esponenziale dell’obesità e delle malattie metaboliche negli Stati Uniti. Ciò sembra dipendere da un eccesso di consumi alimentari (circa 2.600g contro i circa 2.000g giornalieri del modello mediterraneo e giapponese) e da una composizione nutrizionale sbilanciata, in particolare, verso un consumo eccessivo di carne rossa e dolci, rispettivamente l’11,7% e il 7,1% del totale giornaliero (1).
Si tratta, in sostanza, di una dieta perlopiù ricca di proteine e zuccheri, non adeguatamente controbilanciata da un buon livello di assunzione di frutta e verdura. Queste caratteristiche fanno sì che la dieta nordamericana si discosti in misura sensibile dalle raccomandazioni e le linee guida formulate dalle principali società scientifiche internazionali e richieda oggi di essere in qualche misura rivista e integrata.
Dimostrazione di ciò deriva dalle tendenze registrate negli ultimi trent’anni, che mostrano come le calorie assunte da un Americano medio siano aumentate del 25% su base giornaliera, accompagnate da una crescita dei consumi di cibo ad alto contenuto calorico . Quale conseguenza di questo cambiamento nello stile alimentare, si registra che oggi, circa il 65% degli Americani, sia in sovrappeso, un valore di gran lunga superiore rispetto a quello registrato negli anni Ottanta, pari al 46% della popolazione (2).
1) Agriculture Fact Book, Profiling Food Consumption in America, 2002;
2) National Institute of Health, Strategic Plan for nih obesity research, 2004.
La dieta mediterranea è il modello alimentare prevalentemente adottato nei Paesi dell’area del Mediterraneo, in particolare in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia.
Si tratta di un modello alimentare che si contraddistingue per l’equilibrio nutrizionale. I suoi primi quattro componenti (frutta, verdura, prodotti derivati dai cereali, latte e derivati) presentano una ripartizione equilibrata sia in termini di quantità assunte (da 200 a 260 grammi al giorno per alimento) sia in rapporto al consumo giornaliero (la somma dei primi quattro componenti è superiore al 40% giornaliero). La dieta mediterranea è riconosciuta da molti nutrizionisti e scienziati dell’alimentazione come una delle migliori diete in senso assoluto per ciò che concerne il benessere fisico e la prevenzione delle malattie croniche, in particolare di quelle cardiovascolari. In generale, la stretta coerenza rispetto alle raccomandazioni suggerite a livello scientifico rende il modello mediterraneo uno dei più efficaci in termini di benessere e prevenzione delle patologie (3).
3) Keys A, Coronary heart disease in seven countries. Circulation 1970 (Suppl to vol.41) 1-211. Kromhout D, Menotti A, The Seven Countries Study: A Scientific Adventure in Cardiovascular Disease Epidemiology. 1994.
La dieta giapponese (4), presa ad esempio dello stile alimentare prevalente nei Paesi dell’Est asiatico, predilige il consumo di cereali, pari a ben il 24% del totale giornaliero, e di pesce. Per quanto riguarda quest’ultimo componente alimentare, il consumo è pari a 107 grammi quotidiani, di gran lunga superiore ai 45 grammi presenti nella dieta mediterranea e ai 18 grammi di quella nordamericana. Tale dieta, in termini di componenti alimentari, è molto affine alla dieta mediterranea anche per ciò che riguarda l’elaborazione (relativamente modesto ricorso alla frittura del cibo). Si tratta di una dieta che si caratterizza per la ricchezza di sali minerali, omega 3, fosforo e grassi polinsaturi, derivanti soprattutto dal consumo di pesce.
4) The Japan Dietetic Association, National Nutrition Survey, 2001.
Questo dimostra come possano sussistere stili alimentari tra loro anche molto diversi, capaci di aderire ai principi sanciti dalla scienza
medica.